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Ho preso servizio all’Università di Cagliari nel febbraio 1994 come ricercatore universitario dell’Istituto di Elettrotecnica che, dopo qualche mese, diventerà il Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica. Nel 1998 sono diventato professore associato, nel 2006 professore ordinario, da allora, in questi 15 anni, ho avuto sempre avuto incarichi di “governo”:
Tra le altre attività posso citare di aver partecipato, in prima persona, a svariati progetti regionali e nazionali, ad una decina di progetti europei e in tre di questi sono stato coordinatore di tutto il partenariato internazionale. Tra i progetti nazionali cito MISE-INSIEME come esempio di collaborazione tra quattro settori scientifici diversi. Sono stato commissario ASN nella tornata 2016-2018. Nella mia attività di delegato ho gestito tre audit della Comunità Europea e lavoro in stretta connessione con un ufficio nato attorno alla mia delega. Dal 2018 coordino per l’Università di Cagliari il progetto EU SUPERA che ha come obiettivo l’adozione di un Gender Equality Plan all’Università di Cagliari (approvato nel giugno del 2020). Se un/a qualsiasi ricercatore/trice di UNICA potrà partecipare ai finanziamenti del nuovo programma Horizon Europe sarà proprio perché l’Ateneo si è dotato di questo strumento.
L’attuale crisi pandemica ha reso ancora più evidente che non è possibile occuparsi soltanto dei nostri settori di ricerca, non possiamo pensare la nostra comunità avulsa da tutto il resto, da un mondo che cresce ed evolve. L’attualità ci costringe a strutturarci per cogliere tutte le occasioni di innovazione che si sono aperte e si apriranno, ci chiede di saperci muovere in aree più interdisciplinari di quelle classicamente nostre. Le linee programmatiche di seguito hanno l’obiettivo unificante di rendere il nostro dipartimento adeguato a queste sfide di innovazione provando a farne un protagonista, nella prospettiva di contribuire al rinnovamento del nostro Ateneo. Sono indicate delle attività che ritengo coerenti sia con le linee programmatiche indicate dal Rettore che con il mio percorso all’Università di Cagliari, in linea con la visione che le nostre attività devono essere viste in una prospettiva più ampia, europea, più duratura che vada oltre la logica del quotidiano. Lo faccio provando a muovermi su terreni di cui ho fatto esperienza diretta, di cui conosco le insidie, ma anche le reali possibilità di successo. Lo faccio nella convinzione che qualsiasi proposta sia destinata al successo se supportata da dati verificabili, se promuove trasparenza, se tiene conto delle esigenze delle persone.
Diversi gruppi di ricerca del DIEE sono attivi con progetti locali, nazionali, internazionali, aziendali che determinano di fatto delle leadership in diversi settori, posizioni che auspico vengano sempre più riconosciute anche all’interno dell’Ateneo. A fronte di questo, il DIEE ha difficoltà ad emergere come un un’unica entità che produce ricerca, e servizi di qualità a livello internazionale e sul territorio, che produce didattica di qualità e laureati pronti per un mercato del lavoro aperto e competitivo. Messe in atto tutte le azioni che rendano documentabile e consolidino questo livello di qualità, vanno attuate azioni di comunicazione e politiche che valorizzino questo status, vanno aumentate le occasioni di diffusione dei nostri risultati, va aumentata la presenza sui canali di comunicazione più affermati, va migliorata la “reputation” del Dipartimento.
Il DIEE si occupa e produce tecnologie abilitanti per moltissimi settori quindi deve essere protagonista sulle tematiche emergenti e trasversali, per esempio quelle citate nell’Agenda2030, riprese in tutti i documenti della Comunità Europea. Tutto questo è propedeutico sia ad essere guida sul territorio rispetto ad aziende ed enti, sia per affermare un ruolo di riferimento del DIEE sugli importanti tavoli della politica locale anche per avere accesso a sempre maggiori finanziamenti.
All’interno di UNICA, il DIEE, più di altri, mette sotto stress regole e pratiche d’Ateneo per la sua mole di progetti e di didattica, ma anche per le tematiche innovative che copre. Finisce, quindi, per essere il luogo ideale dove sperimentare delle azioni che poi possono essere condivise diventando motore di innovazione per tutto l’Ateneo. È un ruolo al quale il DIEE non deve rinunciare.
Il successo del Dipartimento dipende fortemente da quanto ogni suo/a appartenente se ne sente parte. Con modifiche legislative/statutarie che hanno dapprima ridotto la composizione dei consigli di facoltà e successivamente rivisto la composizione del Senato, la catena di comando si è fortemente accorciata e, se non vengono introdotte azioni di condivisione delle informazioni, il rischio di avere forti asimmetrie informative è concreto. Il prossimo direttore deve porre quindi grande attenzione nel rendere effettivamente accessibili, con tutti gli strumenti attualmente disponibili, tutte le informazioni rilevanti, non riservate, di cui viene a conoscenza nei vari contesti in cui ci rappresenta.
La premessa per ogni politica sia sulla didattica che sulla ricerca, per ogni rivendicazione, per ogni richiesta è avere a disposizione dati affidabili, verificabili e aggiornati, acquisiti e messi a disposizione internamente nel rispetto della normativa di protezione dei dati. Avere un database accessibile ad un insieme di persone permette una continua verifica dell’aggiornamento dei dati a disposizione, permette di evitare che lo stesso dato venga richiesto più volte, permette di rispondere in tempo reale a richieste dell’amministrazione centrale.
Nel momento in cui si chiede ad ognuno/a di noi di dare il massimo sforzo per valorizzare la nostra istituzione è necessario rispettare il più possibile ognuno/a di noi in quanto persona. L’Università di Cagliari, come tutte le comunità lavorative di grande dimensione, si è dotata regole volte a migliorare il benessere lavorativo. Ritengo che il DIEE debba porre grande attenzione alla conciliazione del tempo del lavoro (che deve ovviamente essere il più sereno e produttivo possibile) e quello della vita privata. Lo si potrà fare a partire dal rispetto del tempo non lavorativo e dal fissare con il massimo anticipo possibile ogni riunione auspicabilmente in orari tipici delle fasce di orario lavorativo. L’Ateneo si è dotato di un Piano di Uguaglianza di Genere. Quello dello sbilanciamento di genere sulle nostre tematiche (Woman in STEM) è un problema riconosciuto a livello internazionale, chi dovrebbe occuparsene se non noi?
Il Dipartimento è il luogo dove passiamo grande parte della nostra giornata e del nostro tempo lavorativo, è il luogo dove incontriamo/ospitiamo colleghi stranieri/visitatori esterni; non dobbiamo abituarci a standard di decoro, di qualità e ampiezza dei locali in cui lavoriamo, più bassi di quelli che accetteremmo in casa nostra.
Si è affermata negli anni, nel nostro Dipartimento, la pratica di consultare, per le decisioni più significative, un comitato ristretto. Tale pratica può essere accettabile solo se accompagnata da attività propedeutiche che permettano di sondare in modo più puntuale, anche con soluzioni informatiche, l’opinione di ogni singolo componente. Ogni singola opinione conta, ad ogni singola attività deve essere data la possibilità di svilupparsi.
Va posta attenzione alla qualità del lavoro di chi, in dipartimento, ricopre ancora posizioni di precariato nel campo della ricerca: certamente ricercatori/trici a tempo determinato, ma anche assegnisti/e, borsisti/e dottorandi/e. Devono essere garantite postazioni di lavoro adeguate e spazi adeguati. Per stimolare la progettazione devono essere fornite occasioni di formazione di competenze nel settore e, visto che in altri Atenei questa possibilità è data, trovare metodi per permettere anche ad assegnisti/e (oltre che a ricercatori/trici a tempo determinato) di avere responsabilità di progetti e fondi. Sono soluzioni che devono essere trovate a livello di Ateneo, ma il Dipartimento deve farsi promotore di tale iniziativa. È nostra responsabilità valorizzare l’attività di ognuno/a di noi formare generazioni di docenti in grado di finanziare la propria ricerca.
Un ruolo importante del Dipartimento è la programmazione della concorsualità per lo sviluppo della carriera dei/delle più giovani. L’approccio seguito in questi anni ha garantito una bassissima litigiosità, grande operatività e quindi è da confermare. Auspico che si riesca a programmare sempre di più avendo come guida quello che vogliamo diventare, i nostri obiettivi nel medio e lungo termine. Nello sviluppo della programmazione ritengo che al Direttore spetti essenzialmente il ruolo di registrare la volontà del Consiglio e di intervenire solo per mediare eventuali posizioni di conflitto cercando di arrivare a posizioni le più possibili condivise.
Nel mio ruolo di delegato, oltre che con gli uffici amministrativi centrali, ho interazioni a livello operativo con le strutture tecnico-amministrative degli altri dipartimenti. Questo avviene nella quotidianità del lavoro ma anche in momenti di stress come quelli degli audit della Comunità Europea che, nel mio ruolo, gestisco. È evidente che il perimetro dei servizi offerti, il confine tra quello che viene svolto dalla struttura amministrativa o dal/dalla singolo/a ricercatore/trice è diverso nelle diverse realtà. Questo, oltre che sull’utilizzo al meglio del tempo di lavoro, incide sulla qualità del lavoro, dei processi, dei risultati. Il nostro Dipartimento è da sempre coinvolto in un maggior numero di progetti/persona rispetto ad altri e anche la natura diversa dei progetti genera una diversa quantità di compiti gestionali/amministrativi. Tutto questo fa sì che alcune pratiche che altrove vengono svolte completamente dal personale amministrativo nel nostro caso vengono svolte almeno in parte da personale di ricerca o personale specificamente contrattualizzato. Questo porta a disallineamenti nella gestione e rendicontazione di progetti. Il punto di partenza per affrontare questa situazione è ampliare il personale dimostrando con numeri certi, validati, verificabili e quindi difendibili il nostro essere sottodimensionati. Sono certo che in un momento di dichiarata volontà di espandere il personale amministrativo dell’Ateneo riusciremo ad ampliare il nostro potenziale.
Ho sperimentato che a fronte di regole identiche in tutto l’Ateneo nei vari dipartimenti queste regole vengono declinate spesso in modo diverso, sia su cosa si può fare o non fare, sia sullo sviluppo delle pratiche. Una uniformizzazione delle procedure non è nelle possibilità di un direttore. Si può però provare a confrontare le procedure dei vari dipartimenti e ci si può attestare su quelle migliori. Promuovendo, nei fatti, una standardizzazione verso l’alto. Questa attività potrebbe avere come ricaduta un diffusa ottimizzazione e svecchiamento di processi. L’obiettivo deve essere sempre quello di trovare soluzioni di sistema, generalizzabili, istituzionalizzabili.
Il nostro dipartimento fornisce conoscenza a un numero elevato di studenti e studentesse. Nonostante la varietà dei corsi stia aumentando c’è ancora molta strada da fare per invertire la tendenza alla fuga verso altri atenei, in particolare, ma non solo, tra la laurea triennale e magistrale. Sappiamo tutti quanto questa tendenza sia anche conseguenza di fattori esterni, di una limitata offerta locale di lavoro, ma sappiamo che questa limitatezza è alimentata dalla stessa fuga delle menti migliori. Il problema è certamente più grande del nostro Dipartimento, ma il Dipartimento è parte di questa realtà e possiamo fare la nostra parte.
Andranno sfruttate tutte le possibilità di ampliare ulteriormente l’offerta intercettando le esigenze di formazione anche sfruttando sinergie con altre Università italiane e straniere sviluppate all’interno di progetti di ricerca. Tutte le iniziative dovranno avere riferimenti saldi nel panorama nazionale e internazionale.
Il Dipartimento deve fornire ai corsi di laurea servizi, spazi, opportunità di tirocinio, dobbiamo darci strumenti trasversali ai corsi di laurea che permettano di garantire qualità e monitorarla. Per un corso deve diventare un “bollino di qualità” essere incardinato al DIEE. Da parte sua, il direttore, dalla posizione in Senato, deve favorire l’erogazione di risorse alle Facoltà adeguate alle esigenze dei laboratori didattici. Anche nella nostra Facoltà le attività di laboratorio sono essenziali per formare laureati/e di qualità. Servono risorse per gestire attività di laboratorio anche in classi ampie come le nostre. La dimensione delle classi non può diventare un impedimento ad una didattica di qualità.
Grande attenzione andrà data alla promozione dei nostri corsi di laurea in particolare a quelli magistrali.
[1] Tutti quelli che tra noi sono stati iniziatori di un settore, di un gruppo o di un tema di ricerca, hanno delle storie pioneristiche da raccontare. Come candidato Rettore nel 2015 avevo messo tutto questo mio percorso sul sito www.luigiraffo.it in particolare in una breve biografia, anche fotografica, aggiornata a quell’anno, che è ancora disponibile e può raccontare qualcosa più di me per chi in quegli anni non c’era. Nello stesso sito o in quello istituzionale di Ateneo trovate il mio CV aggiornato.