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L’università italiana sta attraversando una stagione di profondo cambiamento. E’ il momento di decidere se vogliamo subirlo, cercando magari di limitare i danni, oppure se vogliamo governarlo, raccogliendo la sfida che ci viene lanciata e cogliendo l’opportunità di una trasformazione profonda e coraggiosa. L’università di Cagliari ha le donne, gli uomini, le energie, le intelligenze per affrontare una stagione di rinnovamento e rilancio. Nei prossimi sei anni saremo chiamati a progettare e costruire il futuro di Unica. Cosa diventerà Unica dipende ora da noi, tutti noi.
La progettazione del futuro deve partire dall’analisi dei fenomeni in atto oggi e dalla comprensione degli sviluppi che questi fenomeni prefigurano. Da ormai diversi anni l’Università di Cagliari registra un calo delle immatricolazioni (il 17% dall’avvento dell’ordinamento 270/2004), non riesce ad essere attrattiva per più di un sesto degli studenti universitari residenti in Sardegna, che preferiscono immatricolarsi in altre università italiane, e accoglie un numero marginale di studenti provenienti dalle altre regioni. Il fenomeno tende naturalmente a generare effetti anche sulle lauree magistrali e sui corsi di dottorato ed è destinato ad autoalimentarsi, se vi si risponde con una riduzione dell’offerta formativa. La recente introduzione dei costi standard, che lega il finanziamento ordinario al numero di studenti in corso, può renderlo strutturale ed irreversibile. L’Università di Cagliari deve certamente reagire a quantificazioni semplicistiche dei nostri costi: deve però farlo con forza e con la credibilità di chi non si sottrae alla sfida della valutazione, di chi non si riduce a soluzioni effimere che spostano il problema a domani o addirittura lo aggravano. Dobbiamo individuare soluzioni stabili che invertano il ciclo.
Il percorso che immagino per il nostro ateneo è descritto in breve nelle righe che seguono. I link ai concetti chiave rimandano agli approfondimenti dettagliati di ciascuna voce specifica del programma.
Il mio progetto parte dalle persone, che rappresentano il vero patrimonio del nostro ateneo. Parte da tutti noi, docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo, personale non ancora strutturato, assegnisti, specializzandi, dottorandi, studenti che ogni giorno viviamo, lavoriamo e studiamo dentro l’Università di Cagliari. Mettendo in campo in modo coordinato le nostre competenze ed energie possiamo vincere le sfide che questi tempi ci impongono. Nei miei anni ad Unica ho conosciuto all’interno della nostra università tanta persone che hanno progetti, risorse ed idee che, se collegate, sono in grado di trasformarci in un ateneo moderno e vincente nel panorama nazionale e anche internazionale. Per riuscirci, è necessario tuttavia che ciascuno si senta parte di un unico grande progetto e sviluppi un rinnovato senso di appartenenza.
Penso a un unico grande progetto, che non trascuri il bisogno di una sempre maggiore efficienza in tutte le nostre attività, rivedendo la governance, ripensando i processi organizzativi, semplificando i procedimenti amministrativi e utilizzando al meglio gli strumenti informatici. La ricerca dell’efficienza non deve rappresentare un mero appiattirsi alla logica di riduzione dei costi, ma piuttosto puntare all’ottimizzazione delle attività su cui si misurerà la competitività del sistema universitario nel prossimo futuro. Nell’attività didattica, nelle sue prospettive internazionali, nei servizi agli studenti, nel diritto allo studio; ancora nella ricerca, nel suo finanziamento e nella sua valorizzazione sul territorio; nella ricerca medica e nell’attività assistenziale, nella qualità e sicurezza degli spazi: ogni scelta andrà valutata insieme ai colleghi direttamente coinvolti, pensando non solo all’effetto immediato, ma alle prospettive di medio e lungo termine.
Sarà essenziale domandarci come veniamo percepiti all’esterno, monitorare e gestire attivamente la nostra reputazione. È certamente necessario rendere sempre più efficace la nostra comunicazione a livello locale, nazionale ed internazionale, così come la nostra presenza online. In un rapporto proattivo con le amministrazioni locali e regionali, dovranno essere studiati mezzi per valorizzare il nostro patrimonio naturalistico-museale. È essenziale la partecipazione attiva e puntuale a reti internazionali riconosciute dove si lavora e ci si coordina sulla didattica, ricerca scientifica, questioni etiche e organizzative. È in quei contesti che si definiscono gli standard internazionali che devono essere il nostro riferimento costante. Sono convinto che quanto illustrato servirà ad aumentare la nostra qualità reale e quella percepita, ma sarà necessario un passo ulteriore: arrivare a formulare delle scelte che portino la nostra Università ad essere attrattiva anche verso l’esterno. Senza venir meno al nostro carattere generalista, è mia intenzione avviare un percorso di analisi e ascolto partecipato che porti come risultato l’individuazione di linee tematiche trasversali che, coinvolgendo didattica, ricerca e trasferimento al territorio, consentano a Unica di conseguire obiettivi di eccellenza. E’ questo l’innesco che immagino per un circolo virtuoso che possa attirare studenti, finanziamenti, ricerca, rapporti con le imprese. Un valore che possa essere rimesso in circolo per alimentare nuovi progetti, nuove idee, una nuova università. Progettare insieme il nostro futuro è una sfida che non possiamo permetterci di non cogliere.
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